La Cisl propone la settimana lavorativa corta di 4 giorni a parità di stipendio sull’esempio di molti altri paesi.
Il segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl Benaglia sostiene che sulla possibilità di introdurre la cosiddetta settimana corta bisogna aprire un confronto anche in Italia. Il sindacalista fa riferimento alla sperimentazione positiva fatta dalla Gran Bretagna, ma anche i paesi scandinavi, che ha introdotto la settimana lavorativa di quattro giorni. “E’ possibile ripensare gli orari aziendali e ridurli non contro la competitività aziendale ma ricercando nuovi equilibri e migliori risultati”, dice.
Secondo Benaglia il nostro paese è molto indietro in quanto a benessere dei propri lavoratori. “I salti tecnologici e organizzativi che la digitalizzazione e il lavoro per obiettivi stanno avvenendo in tante aziende metalmeccaniche ci devono spronare a gettare il cuore oltre l’ostacolo”, esorta il segretario della Fim Cisl. Il sindacato già lo scorso anno ha proposto di negoziare una forma lavorativa di quattro giorni di attività piena e 1/5 di riduzione orario “dedicata anche a formazione o a carichi di cura” sulla definizione di “lavoro giusto”.
Maggiore flessibilità ed equilibrio tra vita e lavoro
L’obiettivo non è quello di ridurre gli orari di lavoro in modo generico ma di rendere il lavoro “più sostenibile e flessibile verso i bisogni delle persone”. Modificare l’orario aziendale “significa rendere i posti di lavoro più attrattivi, in una epoca dove tanti lavoratori, soprattutto giovani di talento, stanno cambiando posto di lavoro e le competenze si muovono nel mercato del lavoro”, ha spiegato il sindacalista. Questo tipo di sperimentazione di flessibilità lavorativa ha avuto successo anche in Spagna e in Belgio.
Secondo Bengalia, infatti, le nuove generazioni di lavoratori non chiedono soltanto stipendi più alti ma una maggiore compensazione tra vita lavorativa e vita privata. E non solo, per il sindacalista della Cisl «si tratta anche di venire incontro alle esigenze di tanti lavoratori over 50. La manifattura italiana ha l’età media più alta d’Europa. Ripensare i tempi del lavoro anche per questa categoria sarebbe un passo importante nell’ottica del benessere lavorativo».